CRISI DI SBARCO

di Alessandra Rossato


Mentre l'astronave Enterprise orbitava attorno alla Base Spaziale di Gaudius Terzo e si stabilivano i turni di sbarco per le licenze, almeno tre membri dell'equipaggio stavano scoprendo che non si sarebbero affatto annoiati.

Primo tra tutti il Capitano James T. Kirk, che aveva cominciato a sospettarlo guardando i profondi occhi di un'affascinante creatura dl nome Nahardine Nichols, capitano della U.S.S. Vortican ... occhi in cui brillavano le stelle, abbinati ad una voce suadente che aveva il fascino dell'ignoto ... e ad un corpo che era all'altezza di tutto il resto! Kirk si era quasi perso nel suo luminoso sorriso, finché qualcosa di molto simile ad un ruggito non era intervenuto a riportarlo alla realtà. "Kirk!" Era l'Ammiraglio Nichols, incidentalmente il padre della ragazza. "Esigo un rapporto completo su quel pasticcio che vi ostinate a chiamare missione. Ho l'impressione che abbiate DELIBERATAMENTE ignorato un mio ordine!"

II tono della sua voce faceva sembrare quella di un Klingon inferocito qualcosa di dolce e flautato. II Capitano Kirk era stato trascinato nell'ufficio dell'ammiraglio mentre maturava una decisione: avrebbe rivisto Nahardine a qualsiasi costo.

II primo ufficiale dell'Enterprise, il Vulcaniano Spock, si trovava ancora a bordo. O meglio. avrebbe trascorso a bordo dell'astronave l'intera licenza, non trovando necessario smettere il suo lavoro sulla nave per riposarsi. Mentre elaborava una serie di test per misurare l'efficienza del computer di bordo, ricevette una chiamata dalla Base di Gaudius.

"T'Phana, figlia di Storr, chiede l'onore di incontrare Spock, figlio di Sarek. Questo è tutto, Signor Spock: né una parola di più, né una di meno," commentò Uhura.

"Non ritengo ne servissero altre," rispose II Vulcaniano. "E' la domanda di rito su Vulcano per visitare i parenti. Risponda che incontrerò la Dottoressa T'Phana, figlia di Storr, a bordo dell'Enterprise fra sette punto tre minuti, in Sala Teletrasporto."

"Sì, Signor Spock." Uhura alzò la testa. "Ma perché proprio qui?" Spock inarcò un sopracciglio.

"Non ho intenzione di venir meno ai miei impegni a bordo della nave."

"Un Incontro pieno di affetto," commentò la ragazza. Ma il Vulcaniano era già entrato nel turboelevatore. Durante il percorso fino alla Sala Teletrasporto Spock richiamò alla mente tutto ciò che ricordava di T'Phana: doveva avere la sua stessa età, ed aveva scelto la carriera di biologa nella Federazione, allontanandosi da Vulcano.

Pregustò per un istante il piacere di una conversazione logica e razionale con un essere altrettanto logico e razionale, mentre una frazione infinitesimale del suo cervello si chiedeva cosa si potessero dire due parenti alla lontana che non si vedevano da decenni. Esattamente sette punto tre minuti più tardi arrivò nella Sala Teletrasporto, dove l'operatore stava già azionando i comandi per II trasferimento. Spock alzò gli occhi verso la piattaforma... ed una terrestre dal luminoso sorriso si materializzò su di essa. II Vulcaniano esitò solo una frazione di secondo prima di accorgersi che II suo capitano si era materializzato accanto alla ragazza. Mise le mani dietro la schiena ed attese.

Kirk scese dalla piattaforma con un sorriso, aiutando la giovane. "Salve, Spock ... nel caso glielo chiedessero, lei non ha visto né me né ... mi scusi, le presento il Capitano Nahardine Nichols. Nah, il mio Primo Ufficiale Spock."

II Vulcaniano salutò con un cenno della testa. "La figlia dell'Ammiraglio Nichols?" chiese. "Esattamente. Ora, se vuole scusarmi, le mostrerò la nave." "Capitano, riguardo al suo ordine di prima ... mi sta chiedendo di mentire?" Kirk si voltò lentamente.

"Era un modo di dire, Signor Spock. Non le chiederei mai di fare qualcosa che vada contro i suoi principi." Non c'era traccia di ironia nella sua voce: nonostante le notevoli differenze di razza e di cultura ... o forse proprio per quelle ... fra loro si era formato un legame di stima e di rispetto reciproco, che stava creando le basi per una solida amicizia.

Spock inclinò la testa.

"Allora la saluto, capitano. Arrivederci, Capitano Nichols." Si girò quindi di nuovo verso il teletrasporto: T'Phana era in ritardo di ben diciassette secondi.

Su Gaudius Terzo, Il Dottor McCoy, medico di bordo, e l'ingegnere Capo Scott erano ad un tavolo del bar della Base. Fino a pochi minuti prima erano stati in compagnia del Capitano Kirk, che si era allontanato insieme ad una bella ragazza.

"Mai che capitino a me, certe fortune," stava commentando Scott, quando una pacca amichevole sulla schiena lo fece quasi finire con il naso nel bicchiere.

"Scotty, vecchio mio! Cosa ci fai in quest'angolo sperduto dello spazio?"

A fare la domanda era la più incredibile creatura che McCoy avesse mai visto: una stupenda Andoriana con l'uniforme della Federazione, le caratteristiche antenne della sua razza ed una pettinatura briosa che sembrava creata per far dispetto alla forza di gravità.

"Vaal i bahn! Ne è passato di tempo!" rispose l'ingegnere, alzando la testa con un sorriso.

McCoy aveva sempre avuto il sospetto che Scott riservasse i migliori sorrisi ai suoi motori, ma la sollecitudine con cui stava facendo accomodare la donna al loro tavolo era una chiara smentita di quella teoria.

"Dimenticavo ... questo è Leonard McCoy, il nostro medico. Dottore, le presento la più affascinante 'maga' dei motori ad impulso che conosca. Può riparare un pezzo solo sorridendogli, mi creda. Era una mia compagna di corso all'Accademia."

"Mai brava quanto te, Scotty. Su quale nave sei ora?" sorrise la donna.

"La U.S.S. Enterprise, Vaal. L'hai vista in orbita?"

"Certo! Classe Constellation, la migliore della Flotta, no?" "Ecco, è un gioiello. Pensa che i motori sono stati modificati ..."

Gran parte del discorso che seguì fu talmente tecnico da esulare dalla comprensione di McCoy. II dottore si guardò in giro: nel locale quasi tutti i tavoli erano occupati. Membri dell'equipaggio delle astronavi in orbita si mescolavano ai coloni di Gaudius in un'allegra confusione di razze e di uniformi diverse.

McCoy decise infine di lasciare Scott e I' Andoriana a loro stessi, ma quando fece per alzarsi un batuffolo di pelo nero gli piombò in braccio senza preavviso, bloccandolo: abbassò gli occhi ed un paio di occhioni verdi, racchiusi in un musetto triangolare, ricambiarono il suo sguardo. La creatura aveva tutto l'aspetto di un micino terrestre, e gli ricordava vagamente un gattino che aveva regalato a sua figlia Joanna... secoli prima. Lo accarezzò lievemente sotto il mento ed un sommesso ronfare seguì il suo gesto.

"Sei proprio un bel micio," commentò. "Chissà dov'è il tuo padrone ..."

"Prruit non ha padroni," sorrise l'Andoriana, distogliendosi per un istante dalla conversazione con Scott. "E' un membro effettivo del nostro equipaggio."

"La vostra mascotte?"

"Non si lasci ingannare dalle apparenze, Leonard: è una Nullomente del pianeta Phardos. Ora ha quella forma perché è nel suo periodo 'terrestre' e studia tutte le specie del pianeta."

"Nulloche?" si incuriosì McCoy.

"Nullomente. Quando è a riposo assomiglia ad un Trecanide di Beta Otto."

Temendo che chiedere cos'era un Trecanide rendesse la conversazione troppo rarefatta per i suoi gusti, il dottore decise di tacere. L'esobiologia non era mai stata il suo forte. Riprese ad accarezzare l'essere, ma si fermò di colpo, colpito da un pensiero improvviso. "Mi stava dicendo che è un essere intelligente?" "Certo," gli rispose una voce vellutata. "Ma contini pure ad accarezzarmi." La Nullomente strofinò la testa contro il mento di McCoy. "Le assicuro che è una cosa che fa piacere ad entrambi." "Tranquillo, dottore, conserverò il suo segreto," si fece sentire la risata bonaria di Scott. "Tanto, anche se dicessi in giro che se la intende con un gatto ..."

"Una Nullomente, Scott," lo corresse l'Andoriana, lisciandosi le antenne. "Raccontami ancora di come hai riparato i motori ad impulso."

"Senz'altro! Un altro brandy sauriano?"

Il batuffolo di pelo in braccio a McCoy aveva ripreso a fare le fusa. Il dottore chinò la testa e riprese ad accarezzarlo, meditando su un modo garbato per uscire da quel pasticcio.

Sull'Enterprise il teletrasporto stava funzionando di nuovo. Da quando era lì, Spock aveva visto materializzarsi un tenente, sei guardiamarina (di cui almeno uno ubriaco fradicio), più tre tecnici della Base Spaziale. Oltre al suo capitano ed al Capitano Nichols, ovviamente. Ma di T'Phana neanche l'ombra. Forse il difetto di tardare era immutabile nelle femmine dl qualsiasi specie.

Attualmente, il ritardo era di ventidue minuti e diciotto secondi! Diciannove. Ven... La figura che si materializzò sulla piattaforma era indubbiamente quella di una giovane donna vulcaniana. II primo pensiero di Spock fu che il teletrasporto avesse ricombinato malamente I suoi indumenti. Prima ancora di divenire cosciente, il pensiero fu corretto e scartato: il teletrasporto non separava i vestiti dal corpo di chi li indossava, ed il corpo della Vulcaniana era senz'altro intero. E notevole, secondo gli standard di gran parte delle razze umanoidi. A parte alcuni veli trasparentissimi ed alcune ... (piume?.. frange?), qualcosa che il Vulcaniano non riusciva a definire, sembrava che T'Phana non indossasse null'altro.

C'era senz'altro una spiegazione logica, decise Spock, alzando la mano nel gesto di saluto vulcaniano.

T'Phana ricambiò il saluto, mostrando se possibile altre parti del corpo che finora si erano appena intraviste.

Dietro di loro, l'addetto al teletrasporto emise un fischio ammirato, sommesso ma fin troppo chiaro.

A meno che la moda femminile su Vulcano non fosse cambiata in maniera drastica negli ultimi mesi (ma era rimasta immutata negli ultimi tremila anni), T'Phana non doveva nemmeno essersi cambiata d'abito per venire all'appuntamento... anche se Spock non riusciva proprio ad immaginare da COSA potesse essersi distolta con quei ... vestiti addosso.

L'addetto al teletrasporto avrebbe senz'altro azzardato "uno spettacolo di spogliarello", incurante del fatto che la possibilità non aveva alcuna logica per un Vulcaniano.

Spock decise che non le avrebbe chiesto nulla, ma escluse dai suoi piani per T'Phana la visita alla nave; le reazioni totalmente illogiche che avrebbe suscitato sarebbero state difficilmente spiegabili ad una Vulcaniana pura. Un piacevole pensiero gli attraversò la mente: la nave era semideserta per le licenze e, se aveva fortuna (una parola che non usava mai, per la verità), nessuno avrebbe visto T'Phana fino a che non l'avesse portata nella sua cabina ed indotta ad indossare un vestito più consono.

In quel momento James T. Kirk stava fissando da vicino gli incantevoli occhi di Nahardine.

"Ti ho già detto che nei tuoi occhi si vedono le stelle?" le mormorò quando ebbe la bocca libera (non molti istanti prima era stata occupatissima).

La ragazza sorrise. "Fammi pensare ..." cominciò, ma il trillo di un comunicatore la interruppe.

"Qui Kirk," rispose il capitano aprendo il suo. Silenzio. Nuovo trillo del comunicatore. Nahardine sfilò il suo dalla cintura e lo aprì con un sorriso di scusa.

"Qui Capitano Nichols."

"Qui Vortican, capitano. Per fortuna l'abbiamo rintracciata. Devo avvisarla che non siamo riusciti a trattenere oltre l'ammiraglio. Ora la sta cercando per tutta la Base."

"Grazie, avete fatto un buon lavoro. Chiudo." Fece una smorfia. "Devo tornare su Gaudius al più presto, Jim. Mio padre è iperprotettivo e stranamente sembra avercela con te: farebbe scoppiare un pandemonio se mi trovasse qui."

Kirk le sfiorò il collo con un dito.

"Mi piacerebbe correre il rischio, Nah. Resta sull'Enterprise ... con me."

Nahardine ebbe solo un attimo di esitazione, poi sorrise. "Se proprio insisti... Cosa dicevi dei miei occhi?"

"Andiamo a sederci nella mia cabina e ne parleremo con calma."

"Solo un secondo, Jim, mi è venuta un'idea."

Su Gaudius Terzo stavano piovendo fulmini e saette: l'Ammiraglio Nichols aveva girato locali e posti di ritrovo, irrompendo nei séparé ed aprendo di scatto più di una porta di locali riservati ... e l'unica cosa che fino a quel momento l'aveva salvato dall'ira di collerici ufficiali e sottufficiali della Flotta (alcuni dei quali sorpresi praticamente In mutande) era il suo grado gerarchico.

Ma a nulla esso era valso contro una Nemesiana alta poco più di un metro e mezzo e leggera come un fuscello, che non aveva gradito l'interruzione; prima che tre camerieri, due ufficiali e otto sottufficiali la bloccassero (c'erano voluti proprio tutti!), l'ammiraglio ne aveva ricavato un occhio pesto, il naso sanguinante e profondi graffi su tutto il corpo.

Se il fisico era dolorante, però, lo spirito era indomito: scansando gli ufficiali medici che aveva attorno, l'ammiraglio riprese la ricerca con rinnovato fervore e irruppe nel salone principale, guardandosi in giro con gli occhi socchiusi (quello pesto non avrebbe potuto tenerlo aperto neanche se avesse voluto), fino a trovare ciò che stava cercando. Si avviò quindi a passo di carica verso il tavolo occupato da Scott e McCoy, ma non li degnò di uno sguardo e agguantò invece per la collottola il 'gattino' che McCoy teneva ancora in braccio.

"Questa Nullomente fa parte dell'equipaggio di mia figlia, non è vero?" ruggì. "Esigo che me la trovi subito."

Scott e McCoy balzarono in piedi, ma l'Andoriana li tirò per la manica. "Non mettetevi nei guai. Prruit si sa difendere da sola," sussurrò."

Prima che avesse finito la frase la Nullomente tenuta dall'ammiraglio era cresciuta in volume fino a raggiungere la grossezza e l'aspetto di una tigre denebiana (tre volte un uomo, calcolò McCoy). A completare la somiglianza si erano aggiunte le zanne lunghe quasi mezzo metro e gli occhi iniettati di sangue, che si fissarono in quelli dell'ammiraglio in un'occhiata di cattiveria pura.

Nichols si trovava ancora appeso alla sua collottola, ad un paio di metri del pavimento.

"Se volesse dedicarmi qualche minuto delle sua licenza," borbottò, "lo prenderei come un favore personale."

La voce delle Nullomente si era trasformata in un basso ringhio di gola. "Spiacente, ammiraglio, non ho poteri telepatici sufficienti nemmeno per trovare il Capitano Nichols alla distanza di pochi metri. Le dispiacerebbe lasciarmi andare, ora?"

Mentre la Nullomente ringhiava ancora, in maniera quasi impercettibile, l'ammiraglio guardò verso il pavimento, chiuse gli occhi e mollò la presa, piombando pesantemente al suolo. McCoy gli si avvicinò, il medikit in mano.

"Non può andare in giro così, ammiraglio. Si faccia medicare quell'occhio e quei graffi ... già che ci sono darei un'occhiata anche al suo naso."

"La pianti, dottore. Mi farò medicare quando avrò trovato mia figlia. E' senz'altro con quell'irresponsabile dongiovanni, quel Kirk. Non mi resta che cercare a bordo dell'Enterprise. Se la trovo là, giuro che lo faccio degradare a guardiamarina cadetto!" Si frugò febbrilmente addosso. "Accidenti, dove ho messo il comunicatore ... Eccolo! Enterprise, pronto ENTERPRISE! Cosa diavolo... "

Scosse violentemente l'apparecchio. Ne uscirono un rumore di ferraglia ed alcuni piccoli pezzi che caddero tintinnando. La Nullomente era intanto rimpicciolita, assumendo l'aspetto di un ghepardo.

"E' Incredibile quello che deve fare una ragazza per difendersi, non ti sembra?" commentò, stiracchiandosi. "Leonard, forse sarebbe il caso di avvisare l'Enterprise che il 'ciclone Nichols' sta per piombarle addosso."

"Temo lo stiano scoprendo," sussurrò McCoy.

Nel frattempo l'ammiraglio aveva strappato il comunicatore ad un guardiamarina del tavolo vicino e stava chiamando con quello. "Enterprise! Voglio immediatamente l'ufficiale responsabile a bordo... Chi è? Spogg? Non mi interessa come si pronuncia, me lo passi SUBITO."

Parecchi chilometri più in alto, sull'Enterprise, si stava mettendo a dura prova l'impassibilità di Spock. T'Phana aveva motivato il suo abbigliamento con le sole parole "era la scelta più logica", e qualcosa nella fermezza del suo sguardo, gli aveva fatto capire che non le avrebbe tirato fuori nient'altro. Non solo: si era rifiutata con altrettanta fermezza di indossare qualsiasi cosa sopra gli "abiti" che aveva.

Spock aveva tentato ogni argomento: le aveva fatto presente che il clima della nave era regolato per un equipaggio umano e quindi molto freddo per un Vulcaniano, che il suo rifiuto era altamente illogico ed era ormai arrivato a rammentarle che il costume per le visite ai parenti era lo stesso da migliaia di anni, fissato dalla tradizione. Niente da fare! Nessuna ragione, per quanto .. logica e ragionevole, l'aveva indotta a vestirsi.

Spock cominciava a comprendere, per esperienza diretta, il senso delle parole "quella ragazza è un osso duro", pronunciate dal suo capitano in situazioni analoghe. Quando rispose al comunicatore pensava che niente nell'universo avrebbe più potuto sorprenderlo. Non era pero preparato all'urlo dell'Ammiraglio Nichols.

"Chi dannazione mi hanno passato?"

&

quot;Può ripetere la domanda riformulandola?" replicò Spock, alzando un sopracciglio. "Temo di non aver compreso il senso della frase."

&

quot;Voglio l'ufficiale responsabile dell'Enterprise, voglio mia figlia entro dieci secondi e voglio vedere Kirk ai ferri, se solo si è permesso di guardarla!"

Spock cominciò a chiarirsi le idee: aveva riconosciuto la voce dell'ammiraglio e iniziava ad intuire qual era il problema.

"Non credo di essere in grado di eseguire nessuno dei suoi ordini, ammiraglio," rispose con calma. "Tranne uno... la nave è affidata a me, in questo momento, dunque ritengo di esserne l'ufficiale responsabile."

"Maledetto chi ha inventato i Vulcaniani! le rivolgerò una semplice domanda, allora, e voglio una risposta chiara ed esauriente: ha visto mia figlia?"

McCoy, alle spalle dell'ammiraglio, impallidì.

"Spero che Spock non fosse nei dintorni quando Jim è andato a bordo," sussurrò a Scott. "Quel Sangueverde non mentirebbe nemmeno per salvare sua madre."

Ma l'ingegnere capo non lo stava ascoltando, perché era intento a tracciare un complicatissimo diagramma sul tavolino, avvalendosi dei salatini e dei segnaposto, spiegando a mano a mano che procedeva: "Colleghi l'induttore del campo di energia al fusore dell'antimateria ..." mentre I' Andoriana lo fissava rapita.

"Ho visto sua figlia, ammiraglio," rispose Spock.

"Dove? Quando? Con chi?"

"Esattamente tredici anni e sette mesi fa, all'Ambasciata Vulcaniana sulla Terra. La accompagnò alla cerimonia in suo onore per la riuscita delle missione diplomatica su Drex V. L'Ambasciatore Sarek pronunciò il discorso e le porse il ringraziamento a nome di tutti i popoli delle Federazione. Sua figlia partecipò al rinfresco fin verso le nove, ora terrestre, poi insistette per tornare a casa. Ricordo che le piacque il ploomek ..."

"Basta! Verrò a bordo personalmente e chiederò a Kirk dove si è cacciata. Vulcaniani, bah! Mi passi la Sala Teletrasporto." McCoy si parò di fronte a Nichols.

"Se va sull'Enterprise la accompagno, ammiraglio. Potrà passare dall'infermeria e farsi medicare..."

"Dottore, non ho né il tempo né la voglia..." protestò l'ammiraglio, ma la sua voce cominciava ad avere un tono stanco.

"Ci vorrà solo un minuto," insistette McCoy "e la rimetterò a nuovo. Quei tagli devono essere dolorosi."

"Va bene, accidenti. Enterprise, due da far risalire."

Scomparvero con lo sfarfallio del teletrasporto, mentre il dottore borbottava: "Mancava solo che le mie molecole venissero sparpagliate per tutta la galassia per concludere la giornata."

Riapparvero sull'Enterprise.

"Che ha detto, dottore?" chiese Nichols.

"Un commento personale. Non mi piace il teletrasporto: trovo che è barbaro scomporre una persona e cercare di rimetterla insieme a miglia di distanza."

"Già," s'illuminò l'ammiraglio. "A volte mi chiedo se ci sono proprio tutto o se invece qualche pezzo è rimasto là dentro. Mia figlia mi chiama 'retrogrado' se mi azzardo a dirle una cosa del genere." Scosse la testa." Devo ritrovarla, dottore. Voglio sapere cosa doveva fare di così segreto da non poterlo dire neanche a me. Se quel Kirk l'ha irretita, giuro ..."

"Venga in Infermeria, ammiraglio," lo interruppe McCoy.

"Non mi piace per niente l'aspetto di quei graffi."

"Va bene, ma non ci metta tutto il giorno. Tu..." si rivolse all'addetto al teletrasporto, "non far scendere nessuno, dico NESSUNO, senza prima avermi avvisato."

"Sì, signore," deglutì Kyle.

"Non vorrei proprio che il suo capitano ne approfittasse per dileguarsi," commentò l'ammiraglio, rivolto a McCoy. "Mi faccia strada, dottore."

Uscirono dalla sala.

II campanello nella cabina di Spock trillò.

II Vulcaniano si alzò lentamente e diede un rapido sguardo a T'Phana, seduta perfettamente a suo agio (ma forse era un pensiero illogico: non aveva senso che T'Phana si trovasse più a suo agio seduta), con indosso neanche un capello in più di quando era salita a bordo. Stava cominciando a trovare un senso alla disposizione di quegli impalpabili indumenti: guardando meglio, si notava che in effetti COPRIVANO alcuni punti del corpo.

Aprì la porta e si trovò davanti un vassoio, due tazze fumanti e l'infermiera Chapel.

"Ho saputo che ha un ospite Vulcaniano e le ho portato del tè verde per entrambi," sorrise la donna.

Spock rimase sulla porta, bloccandola con il corpo. Aveva la sensazione (più logica di quanto lui stesso pensasse) che fosse meglio che l'infermiera non vedesse T'Phana in quel momento. Conoscendo il debole che la donna aveva per lui, e tutta una serie di strane usanze terrestri legate ad amore e gelosia, non si sarebbe tolto da quella porta neanche sotto la minaccia di un phaser.

Mentre apriva la bocca per ringraziare, un batuffolo di pelo gli schizzò fra le gambe, intrufolandosi nella cabina. Con un rapido colpo d'occhio ne individuò la forma, vagamente circolare e provvista di una lunga coda. Sempre restando sulla porta girò lievemente la testa: l'essere era arrivato in mezzo alla cabina ed aveva assunto una forma più affusolata ... ecco, era praticamente identico ad una volpe terrestre, per l'esattezza. Spock alzò un sopracciglio.

"Uno spettacolo in mio onore, Spock?" commentò T'Phana. "Estremamente coreografico."

La piccola volpe si rizzò sulle zampe posteriori.

"Mi serve il suo aiuto, primo ufficiale," disse con voce vellutata. "L'Ammiraglio Nichols è a bordo e non deve assolutamente trovare qui sua figlia. O meglio, non deve trovarla con il Capitano Kirk. Può aiutarmi?"

L'infermiera sbirciò sopra la spalla di Spock (aveva sentito almeno due voci femminili in quella cabina) ed emise un urlo soffocato. II Vulcaniano si girò appena in tempo per afferrare al volo il vassoio, che ondeggiava fra le mani di una indignatissima Christine.

"Entri, Infermiera," le disse pacatamente. "Credo che la soluzione più logica sia fornirle una spiegazione."

Lontano da tutto ciò, Kirk stava versando un liquido ambrato in due bicchieri affusolati.

"Mi piacerebbe sapere cosa significa 'Riserva di Andromeda Gran Crisi'" commentò porgendo un bicchiere a Nahardine e sedendo accanto a lei.

La ragazza fiutò lievemente il bicchiere.

"Jim, sei proprio sicuro che sia commestibile?" II capitano annusò a sua volta.

"Dall'odore sembrerebbe un intruglio di McCoy, quindi abbiamo il cinquanta per cento di probabilità a favore."

"Una buona percentuale," ridacchiò Nahardine. "Forse il significato dell'etichetta è che si entra in crisi cercando di decidere se berlo o no. Del resto, Jim, non dovrebbero essere i rischi a spaventarci, non ti sembra? Con il mestiere che facciamo..."

"Non corro molti rischi, cara: ho il miglior equipaggio della Flotta e un'astronave che è un gioiello."

"Stai cercando complimenti, vero? Non te ne farò. Piuttosto, raccontami qualcosa di queste persone straordinarie che hai a bordo. Parli di loro con tanto... affetto."

"Sono amici, tutti quanti." Kirk sorrise con entusiasmo fanciullesco e la ragazza rise di rimando.

"Credo che brinderò all'Enterprise, allora." Gli occhi di Kirk brillarono.

"Conosci il mio punto debole, mia cara. All'Enterprise!" I bicchieri si toccarono.

"Maledizione, dottore, mi vuole uccidere?" gridò l'ammiraglio, alzandosi di scatto.

"II mio mestiere sarebbe SALVARE i pazienti. E poi nessuno è mai morto per una medicazione. Si risieda, non le farò male," replicò McCoy armeggiando con un liquido incolore ed una siringa.

"Non le farò male? L'ha detto anche prima," mugugnò Nichols rimettendosi a sedere.

II dottore spruzzò sui graffi un liquido verdastro che si rapprese in una schiuma bianca attorno alle ferite.

"Questo affare prude," scattò Nichols.

"Solo finché non asciuga. Non lo tocchi, ammiraglio," ammonì McCoy. "A proposito, come si è procurato quei graffi?" "Non sono affari che la riguardino," rispose Nichols, con una smorfia.

"Beh, non sapendo se siano infetti dovrò provvedere alla gamma completa di sterilizzazioni e vaccini, compresa una disinfezione piuttosto dolorosa."

"E' stata una Nemesiana," fu l'affrettata risposta.

"I Nemesiani sono piuttosto piccoli, no?" chiese con noncuranza McCoy. "E piuttosto schivi, mi sembra di ricordare."

"E' stata un'esperienza di cui non desidero discutere," replicò l'ammiraglio. "Le basti sapere che ciascuna delle loro dodici dita è dotata di unghie aguzze e che hanno denti piccoli ma molto appuntiti."

"Beva questo, ammiraglio." McCoy gli porse un bicchiere con un liquido trasparente.

"Che roba è?" Nichols lo fiutò sospettosamente, poi i suoi lineamenti si schiarirono. Ne bevve un sorso e schioccò le labbra. "All'Accademia l'avremmo chiamato 'arricciabudella', dottore." "E' un intruglio a scopo terapeutico. Ha tutta l'aria di averne bisogno."

"Una delle medicine più gradevoli che abbia mai preso. Ci voleva." Nichols vuotò il bicchiere d'un fiato.

II dottore glielo riempì nuovamente.

"E cos'ha fatto per provocare quella Nemesiana?" chiese.

"Mi sono limitato ad entrare nella stanza in cui si trovava." L'Ammiraglio rigirò il bicchiere fra le mani. "Quello che non mi spiego in alcun modo è che era completamente vestita, in compagnia di un nostro ufficiale altrettanto vestito e si trovavano ad una distanza più che conveniente perfino per un senso morale molto più ristretto del mio! Glielo giuro, dottore: entrando in quella stanza non ho interrotto niente di più personale del sorseggiare una tazza di tè."

Un campanella trillò nella mente dl McCoy: il ricordo di un episodio della sua giovinezza, di cui parlava il meno possibile, anche con gli amici più cari.

"Forse, ammiraglio, avrebbe dovuto lanciare del riso agli sposi, secondo le migliori e più antiche usanze terrestri. Quello che ha interrotto non era altro che un buon vecchio matrimonio alla nemesiana."

Nichols si aggrottò, poi fece un sorrisetto. "Matrimonio... e la sposa si è creduta in diritto di ridurmi così? Non invidio proprio quel poveretto. I Nemesiani non sono tipi facili."

"Solo se provocati," sorrise McCoy. "Ci sono in giro tipi molto più difficili con cui trattare." L'Ammiraglio posò il bicchiere.

"Spero non si riferisca a me, dottore. II mio bicchiere è vuoto e questa medicazione si è asciugata. Come dissi su Drex V, mi porti dal suo capitano."

McCoy ripose lentamente gli strumenti che aveva usato.

"Non crede che sua figlia sia abbastanza grande..." azzardò.

Nichols lo interruppe bruscamente.

"Nessuno è 'abbastanza grande' da non poter essere raggirato, e Kirk ha una fama con le donne da non lasciarmi dubbi su cosa sia giusto fare. Allora, mi accompagna o devo andare da solo?"

"Credo che sia prevenuto contro di lui," insistette McCoy, tappando la bottiglia.

"Sbaglia, dottore. Penso sia un irresponsabile, coraggioso, testardo buon capitano. Riconosco che fa dannatamente bene il suo mestiere e che si fa amare dai suoi uomini, per cui qualche qualità deve pur averla, anche se non me ne viene in mente nessuna." Si avviò verso la porta. "II turboelevatore è da quella parte, giusto?"

McCoy sospirò e ripose l'ultimo bicchiere. L'unico modo per trattenere ancora l'ammiraglio sarebbe stato quello di anestetizzarlo, e si rammaricava di non averci pensato mentre gli serviva da bere. "Mi aspetti, ammiraglio, vengo con lei," gridò. "Servirà un medico per i feriti."

Spock posò il vassoio che teneva ancora in mano.

"Non obbedire ad un preciso ordine dell'ammiraglio sarebbe ammutinamento. Signor Prruit," osservò.

La Nullomente aveva assunto l'aspetto di un formichiere e si era accomodata su di una poltrona.

"Nichols non è in sé," replicò. "Si sta facendo guidare esclusivamente dalla sua ira."

"Questo dovrebbe essere accertato da un ufficiale medico," controbatté il Vulcaniano.

Christine distolse nuovamente l'attenzione dalla conversazione fra i due per lanciare un'occhiata di fuoco a T'Phana, immobile e muta. Quella una VULCANIANA? Così svestita? Non ci avrebbe creduto per nulla in tutta la galassia!

Incrociò il suo sguardo e si decise a dirle qualcosa. "E' davvero una parente del Signor Spock?" T'Phana annuì senza parlare.

Meglio un attacco più diretto, forse. "E' il costume abituale per visitare i parenti, su Vulcano?" chiese.

"No," fu la risposta pacata.

Christine si grattò la punta del naso.

"Sta cercando di lanciare una moda?"

"Temo di non aver capito la domanda."

"Voglio dire, quella non è la cosa più logica da indossare, considerando che sull'Enterprise la temperatura è regolata secondo parametri umani... Sì, insomma, dovrebbe avere freddo, no?"

"Trovo la temperatura perfettamente accettabile."

Christine sospirò. Qualcosa le faceva pensare che in fin dei conti la ragazza doveva essere proprio Vulcaniana. E testarda, per giunta. "Mi arrendo," disse. "Dove ha comprato quel vestito?"

T'Phana si voltò lentamente. "Non l'ho comprato. Le interessa sapere qualcosa riguardo a ciò che indosso?"

McCoy avrebbe risposto: "Maledizione a lei! Ma certamente!" e Christine invidiava moltissimo i modi bruschi del dottore. Spock si alzò. "Mi limiterò ad avvisare il Capitano Kirk che l'ammiraglio è a bordo e cerca sua figlia, Signor Prruit. Sarà lui a prendere una decisione al riguardo."

La Nullomente divenne un grosso tacchino terrestre (qualcosa che Spock aveva vista solo nelle registrazioni della nave, ma che riconobbe immediatamente) e commentò: "Speravo in un intervento più decisivo, ma se è il massimo che crede di poter fare ... forza, vada a parlare con il suo capitano."

Spock si diresse verso la porta, ma si fermò, girandosi lentamente. "Ritengo probabile che non voglia essere disturbato, in questo momento," osservò, con espressione indecifrabile.

Christine si distolse un istante dalla conversazione con T'Phana, divenuta interessante e serrata, e intervenne. "Forse è meglio che vada lei, Signor Spock, piuttosto che sia l'ammiraglio a disturbarlo." Spock aprì la porta, si girò nuovamente.

"Forza, vada," strillò la Nullomente diventando un'artistica serie di spirali di morbido pelo. T'Phana la fissò con attenzione.

"Questa trasformazione è illogica. Quella non è una forma adatta alla vita."

"Sono contenta di saperlo," sbuffò Prruit, "dato che è la forma con cui sono nata!"

Christine represse un sorriso e intervenne.

"A proposito di trasformismo, credo che Prruit la possa aiutare, T'Phana. Le spieghi il problema ... "

Spock stava contemplando la porta, chiusa, della cabina di Kirk. Sarebbe stato semplicissimo attivare l'avvisatore acustico, entrare, dire qualcosa come: "Secondo logica occorrerebbe occultare il Capitano Nichols in un armadio fintanto che suo padre sarà a bordo," e ritornare nella sua cabina per cercare di convincere T'Phana a vestirsi e l'infermiera Chapel a tenere la bocca chiusa sull'intera faccenda. Semplicissimo. Il suo dito si avvicinò al bottone, si fermò, la mano ricadde nuovamente lungo il fianco. Forse non era facile come aveva previsto. L'amicizia che lo legava a Kirk rendeva l'intrusione un affare molto delicato.

Cominciò a prendere in considerazione la possibilità di affrontare personalmente l'ammiraglio e di convincerlo a desistere dalle ricerche. Restò in ascolto per un istante; nonostante il suo udito finissimo non riuscì a sentire nulla. Resistette solo per un soffio alla tentazione di appoggiare l'orecchio alla porta.

"Fermo lì!" un urlaccio lo fece sobbalzare.

Si voltò lentamente: l'Ammiraglio Nichols, seguito da un contritissimo McCoy, stava arrivando a passo di carica lungo il corridoio. L'Ammiraglio aveva un occhio nero, medicazioni su tutta la faccia e l'uniforme strappata, ed era in un evidente stato di alterazione mentale.

"E' questa la cabina di Kirk?" urlò. "Si sposti da lì, devo passare!" Spock non si mosse, limitandosi ad inarcare un sopracciglio.

"Benvenuto a bordo, ammiraglio. Sono il Primo Ufficiale dell'Enterprise," disse. Nichols lo squadrò freddamente.

"Spogg, vero? Non dimentico mai un nome. Non crediate che non trovi mia figlia anche se non mi aiutate! Intanto non potrà scendere senza che io lo sappia, ed ho intenzione di perquisire questa dannata astronave da cima a fondo!"

Spock si sorprese a pensare che in fin dei conti l'utilizzo della logica con l'ammiraglio non gli era mai sembrata una buona idea; restava però da trovare un modo per sviarlo, mentre si faceva avanti sempre più minaccioso.

"In effetti, la stavo aspettando, ammiraglio," affermò, avanzando di un passo, fino a trovarsi quasi faccia a faccia con lui. "Ha visto mia figlia, allora?"

Un'altra domanda diretta; se Spock non avesse avuto un iperallenamento ad eludere domande indiscrete, con Nichols non avrebbe retto mezzo minuto. "Ho un problema, diciamo diplomatico, che lei potrebbe aiutarmi a risolvere," rispose con calma.

Bravo Spock, cerca di distrarlo pensò McCoy. Giuro che cambierò parere sui Vulcaniani. "Adesso ho da fare, Signor Spogg," borbottò Nichols.

"II mio nome è Spock, ammiraglio. Non ci metterebbe più di un minuto, data la sua abilità diplomatica."

"Sciocchezze," rispose l'ammiraglio, ma c'era una punta di compiacimento nella sua voce. "Di che si tratta, comunque?"

"E' una faccenda piuttosto delicata, signore. Dovrebbe convincere una giovane donna seminuda che si trova nella mia cabina a vestirsi."

Nichols alzò entrambe le sopracciglia, strabuzzò gli occhi ed emise un suono indecifrabile. "Un bel problema, giovanotto," convenne dopo un istante, con un sorriso. "Certo se pensa di non poterlo risolvere da solo... lei e un Vulcaniano, vero? ...Verrò io." "Gliene sono grato, ammiraglio."

McCoy si avvicinò.

"Credo che abbia altro da fare, dottore," ribatté Spock, fissandolo. McCoy guardò di sfuggita verso la cabina di Kirk. "Già, credo anch'io," ammise con riluttanza.

II Vulcaniano e l'ammiraglio si avviarono lungo il corridoio.

"Spock," chiamò piano McCoy. "Sì, dottore?" "Christine è nella sua cabina?"

"Sì," rispose senza scomporsi il Vulcaniano. "Mi scusi, ma l'ammiraglio mi sta aspettando."

Dovrò scambiare due parole con quella ragazza, uno di questi giorni disse McCoy, fra sé.

Arrivato alla porta della sua cabina, Spock sì fermò. Sapeva che Nichols avrebbe solo potuto complicare le cose con T'Phana, ma era l'unico modo logico per distoglierlo dalla cabina di Kirk. Strinse le labbra ed aprì la porta con decisione. Diede solo un rapido sguardo all'interno, inarcò un sopracciglio e si tirò da parte.

"Prego, ammiraglio, dopo di lei."

Nichols entrò a passo di carica, seguito da Spock. La porta si richiuse dietro di loro.

Kirk cercò di posare il bicchiere; la fatica che fece nel centrare il tavolino gli diede un'idea di quanto fosse brillo, anche se Nahardine, raggomitolata accanto a lui, era decisamente molto più 'cotta'. "Credo che la mia vocazione di esplorare lo spazio derivi dalla voglia di allontanarmi di milioni di chilometri da mio padre," ridacchiò la ragazza.

"Non importa il motivo, importa l'impegno che ci si mette," sentenziò Kirk di rimando. Faticava a mettere gli occhi a fuoco. "Quel quadro alla parete cosa rappresenta?" chiese.

"Si intitola 'Autoritratto'" rispose dopo un istante Nahardine. Per osservarlo, era finita praticamente in braccio a Kirk.

Il capitano osservò pensoso la tela (un vortice di colori interrotto qua e là da pennellate contrastanti) e commentò: "Pittura astratta."

"No, l'essere che l'ha dipinto aveva proprio quell'aspetto," sorrise la ragazza.

"Solo la faccia o tutto il corpo?"

"E' una figura intera, se era questa la domanda. Jim, non ti sembra che abbiamo parlato e bevuto troppo?"

Il sorriso fanciullesco dl Kirk si accentuò.

"Forse. Troppo per fare qualcos'altro, ma in giusta misura per diventare ottimi amici." Nahardine accennò una smorfia, che si tramutò in un sorriso.

"Verissimo, ma se ne parlerò in giro sosterrò che è stata una nottata di passione pura. Sai, hai una reputazione da difendere." "Davvero?" Kirk riportò lo sguardo sulla ragazza, che aveva appoggiato la testa sulla sua spalla. "Nah?"

Nahardine Nichols russava sonoramente.

II capitano le scostò una ciocca di capelli dagli occhi. "No, non è l'effetto che faccio di solito alle donne," rise fra sé.

McCoy decise di irrompere nella cabina di Kirk proprio in quel momento. Aveva ripetutamente bussato senza ottenere risposta, più o meno con gli stessi scrupoli che Spock aveva avuto poco prima. Dopo aver aperto la porta (il più rumorosamente possibile), si affacciò sulla soglia, cercando di non guardare in giro.

"Jim, scusi il disturbo, ma volevo..."

II letto del capitano era vuoto. Perlomeno non era un disturbo così grosso. Volse lo sguardo sul divanetto, vuoto anch'esso; si affacciò dietro il paravento: aveva davanti una cabina inequivocabilmente vuota. "Sarà meglio che avverta Spock," borbottò fra sé, uscendo. Alla fine della licenza, parecchie ore dopo, Spock era suI ponte di comando, intento ad inserire nel computer il rapporto sulla revisione della nave.

Le porte del turboelevatore si aprirono ed un Kirk vispo ed allegro arrivò sul ponte. "Buongiorno a tutti," sorrise. "Così anche questa licenza è finita!"

Uhura si stiracchiò, mimando di svegliarsi in quel momento, e Sulu replicò: "Sempre troppo presto, capitano. La Base di Gaudius è qualcosa di unico in fatto di relax durante una licenza."

Anche Chekov annuiva sorridendo.

Spock voltò la testa e Kirk si rivolse a lui. "Novità, Signor Spock?"

"Poche, signore. Da segnalare l'intervento del tecnici della Base per tirar fuori il Signor Scott ed un ufficiale della U.S.S. Vortican da un condotto interno dei motori. II rapporto dice che erano rimasti incastrati mentre effettuavano una revisione, ma a me risulta che il Signor Scott fosse in licenza in quel momento."

"Trattandosi di Scott, non mi sembra strano che abbia preferito passare la licenza con i suoi motori," commentò Kirk. "Chi era il tecnico con lui?"

"Era un'Andoriana, Vaal i bahn."

Kirk, che si stava sedendo, si fermò a metà strada. "Una donna?"

McCoy arrivò sul ponte in quel momento. "Salve Jim. Passata una bella licenza?"

II capitano sorrise. "Stupenda. E lei?"

"Tranquilla." II dottore guardò Spock, che chinò la testa sulla sua console.

"Capitano, una chiamata per lei dalla Base Spaziale." Intervenne Uhura.

"La passi sullo schermo."

Sullo schermo apparve l'Ammiraglio Nichols, ingigantito e corrucciato. I lividi sulla sua faccia stavano assumendo sfumature violacee, e sembravano in sintonia con il suo umore. "Capitano Kirk, avrei qualche lamentela da farle."

Kirk si appoggiò alla poltrona; McCoy si piazzò di fianco a lui, mentre Spock si girava dalla sua postazione.

"Mi dica, ammiraglio," rispose il capitano. "Lamentele riguardo a cosa?"

"Dica pure a CHI. Ho trovato il suo equipaggio al limite dell'ammutinamento."

"E' stato a bordo?"

"Certo! Stavo... stavo effettuando un controllo, ed il suo equipaggio ha fatto l'impossibile per ostacolarmi."

Kirk lo fissò per un istante...

"Sono stati loro a picchiarla?" chiese poi.

"Lasci perdere. Volevo comunque che sapesse che ho dovuto subire quasi tre ore di chiacchiere femminili nella cabina del suo primo ufficiale, mentre mi aveva detto che vi avrei trovato ... Beh, non ha importanza cosa. Quello che volevo dirle e che comunque non sporgerò reclamo ufficiale, dato che mia figlia è sempre rimasta sulla Vortican, ma trovo il suo equipaggio all'altezza del capitano che si ritrova. Arrivederci, Kirk."

La comunicazione si interruppe.

"Un capolavoro di illogicità umana," commentò Spock.

"Signori, mi piacerebbe sapere cosa è avvenuto in mia assenza," esordì Kirk.

"Già," rispose il dottore. "DOVE è stato durante la licenza?"

"Sulla Vortican, Bones," replicò Kirk, con un sorriso.

"Spock, c'erano delle donne con lei?"

"Ho incontrato T'Phana, una mia lontana parente, sull'Enterprise. Spero che non le dispiaccia."

"No, certamente no. Come è finito l'ammiraglio nella sua cabina?" Spock alzò un sopracciglio.

"L'ho invitato io. T'Phana ha fatto una scoperta molto interessante riguardo a certi simbionti degli strati epidermici superficiali, e non ha avuto problemi a spiegarla in tutti i particolari a me e all'ammiraglio."

"Simbionti?" chiese il capitano.

"Delle specie di vestiti viventi, Jim," intervenne McCoy.

"Sembra che la parente di Spock avesse appena imparato a controllarli mentalmente, in modo che prendessero l'aspetto di normali tuniche vulcaniane. Non ci ha voluto dire a che cosa assomigliassero al naturale."

"Sembravano muffe, dottore," rispose Spock. "Niente di interessante, mi creda."

"C'era anche lei, Bones?" si stupì Kirk.

Christine arrivò sui ponte in quel momento con alcuni documenti in mano. "Dovrebbe firmarli, dottore," disse avvicinandosi a McCoy.

"Ancora scartoffie? Sono un dottore, non un dannato burocrate. Cosa c'è, ragazza? Mi sembra corrucciata."

"Pare che si sia sparsa la voce che io organizzo spogliarelli nella cabina del Signor Spock, dottore. Non capisco chi l'abbia messa in giro."

McCoy ebbe un attacco dl tosse.

"Non dovrei lasciarvi soli durante le licenze, signori," commentò Kirk, con un sorriso. "Temo che non riuscirò mai a sapere tutto quello che mi sono perso."

"Niente, capitano, glielo assicuro," garantì il dottore, recuperando la voce. "Ci sono stati dei turni di guardia davanti ad una cabina vuota e degli atti di eroismo da chi meno mi sarei aspettato. A parte questo, tutto tranquillo."

II suo sguardo incrociò quello di Spock ed i suoi lineamenti si ammorbidirono.

Kirk guardò alternativamente il dottore ed il primo ufficiale: si stava rendendo conto che erano passati diversi minuti senza che si mettessero a battibeccare fra loro. Un avvenimento veramente straordinario ... forse avrebbero stabilito un loro record personale.

Non saprò mai tutta la verità su questa licenza, pensò con un sorriso. Ma nemmeno loro.

"Avanti a velocità ridotta, Signor Sulu," ordinò. "Andiamo a cercare un po' di azione."