E' DURO CRESCERE


Freddo, affilato, minaccioso il coltello spiccava sul guazzabuglio che ingombrava l'asettico ripiano in formica candida, macchiata qua e là dall'ombra rosata di vecchie macchie mal ripulite.

Era un coltello di grosse dimensioni, quasi una piccola mannaia, col manico di legno rossastro consunto dall'uso e sbiadito dal tempo che contrastava vivacemente col sinistro lucore della lama appena affilata, a cui era fissato da due grosse viti d'acciaio.

Accuratamente riposto con il taglio della lama rivolto verso il muro piastrellato, era un poco discosto dagli altri innocui oggetti, appoggiati alla rinfusa, quasi in una sorta di sovrano isolamento.

L'adolescente mosse un passo incerto, poi si fermò titubante.

Kira era molto giovane, undici, tredici anni al massimo, con una massa di corti ricci ribelli color carota che le incorniciavano il viso da paffuto cherubino.

I lineamenti, ancora incerti, erano spruzzati da minuscole lentiggini ramate, che s'infittivano un poco sul capriccioso nasetto.

La ragazzina fissò lo sguardo sul ripiano di fronte a lei e gli occhi castani brillarono di un guizzo. Si passò la lingua sulle labbra secche ed asciugò i palmi sudati sulla minigonna, rimboccò le maniche della camicetta ed aspirò rumorosamente.

Andava fatto.

Non l'aveva mai fatto prima, che i Profeti l'aiutassero!, ma le era stato affidato quel compito penoso ed era suo preciso dovere farlo.

Il dovere va compiuto. A qualsiasi costo.

La mano ancora infantile, con le unghie rosicchiate e non troppo pulite, si tese, per richiudersi tremante sul manico del coltello.

Con subitanea decisione l'adolescente si voltò di scatto, avanzò di un passo, ed alzò il braccio dalla mano armata.

Un colpo secco.

La testa del pollo morto schizzò giù dal tavolo. La ragazzina si piegò sul lavello vomitando.



       Spacecraft  Dionisio