WILLIAM SHATNER: Boldly Go. Il volo spaziale

Si dice che “l’esperienza sia la migliore insegnante”, ma io direi che “la scorciatoia per la maturità è imparare dalle esperienze degli altri”. Man mano che cresciamo, la nostra visione del mondo cambia e modella e rimodella il nostro modo di vedere le cose.  Se avete letto le memorie di William Shatner, avete visto proprio questo nel corso dei decenni.

Il suo ultimo libro Boldly Go: Reflections on a Life of Awe and Wonder (Riflessioni su una vita di stupore e meraviglia), scritto in collaborazione con Josh Brandon, è stato pubblicato da Atria Books il 4 ottobre e offre una visione ancora più approfondita del suo modo di vedere il mondo (e in questo caso, letteralmente) e di ciò che ha imparato. In questo breve articolo ci concentriamo sulla esperienza nello spazio, fatta grazie a Jeff Bezos di cui potete vedere un documentario su Amazon Prime dal titolo Shatner nello spazio

Nei giorni scorsi molti giornali hanno lanciato e rilanciato la notizia che William Shatner avrebbe paralto del suo viaggio nello spazio, con titoli come “Il capitano Kirk smonta il suo viaggio nello spazio” oppure “Opprimente tristezza” o ancora “Mi ha reso triste” e via dicendo. Chi di noi ha seguito la diretta del viaggio nello spazio di Shatner e ha ascoltato il suo lungo discorso al rientro ha sicuramente colto quanta emozione l’attore 91 enne abbia riportato dal suo breve viaggio, e quanto abbia colto e appreso da esso. Ha sicuramente proposto anche argomenti di riflessione profondi e con venature tristi: sulla condizione umana, sul nostro pianeta, sulla labilità della vita, ma con saggezza. Nel libro approfondisce questi argomenti. Eccone alcuni passaggi, a voi giudicare:

“Ho guardato in basso e ho potuto vedere il buco che la nostra astronave aveva fatto nel sottile strato di ossigeno bluastro che circondava la Terra. Era come se ci fosse una scia dietro al punto in cui eravamo appena stati e, non appena l’avevo notata, era scomparsa.

Ho continuato la mia visita autoguidata e ho girato la testa nella direzione opposta, per fissare lo spazio. Amo il mistero dell’universo. Amo tutte le domande che ci sono state poste in migliaia di anni di esplorazioni e di ipotesi. Stelle che sono esplose anni fa, la cui luce viaggia fino a noi anni dopo; buchi neri che assorbono energia; satelliti che ci mostrano intere galassie in aree che si pensava fossero del tutto prive di materia… tutto questo mi ha entusiasmato per anni… ma quando ho guardato nella direzione opposta, nello spazio, non c’era nessun mistero, nessuna maestosa meraviglia da ammirare… tutto ciò che ho visto è stata la morte.

Ho visto un freddo, oscuro, nero vuoto. Era diverso da qualsiasi oscurità che si possa vedere o sentire sulla Terra. Era profondo, avvolgente, totalizzante. Mi voltai verso la luce di casa. Potevo vedere la curvatura della Terra, il beige del deserto, il bianco delle nuvole e il blu del cielo. Era la vita. Vita che nutre e sostiene. Madre Terra. Gaia. E io la stavo lasciando.

Tutto ciò che avevo pensato era sbagliato. Tutto ciò che mi aspettavo di vedere era sbagliato.

… Ho scoperto che la bellezza non è là fuori, ma qui sotto, con tutti noi. Lasciarmi tutto alle spalle ha reso il mio legame con il nostro piccolo pianeta ancora più profondo”.

Ha poi aggiunto che è stato il sentimento di dolore più forte che abbia mai provato. Come l’interferenza dell’uomo abbia danneggiato il pianeta su cui viviamo al punto che potrebbe andare tutto perduto. 

Un altro frammento, profondo, della sua nuova visione del mondo:

“Può cambiare il modo in cui guardiamo il pianeta, ma anche altre cose come i Paesi, le etnie, le religioni; può indurre a rivalutare istantaneamente la nostra armonia condivisa e a spostare l’attenzione su tutte le cose meravigliose che abbiamo in comune invece che su ciò che ci rende diversi. Ha decuplicato la mia visione del potere del nostro bellissimo e misterioso intreccio umano collettivo e, infine, ha restituito al mio cuore un sentimento di speranza. In questa insignificanza che condividiamo, abbiamo un dono che forse altre specie non hanno: siamo consapevoli non solo della nostra insignificanza, ma anche della grandezza che ci circonda e che ci rende insignificanti. Questo ci dà forse la possibilità di ridedicarci al nostro pianeta, gli uni agli altri, alla vita e all’amore intorno a noi. Se cogliamo questa occasione.”

Che dire, negli anni Shatner ha acquisito una profondità che forse non pensava lui stesso di avere. Nell’attesa di altri dettagli sul libro e nella speranza di vederlo tradotto in italiano restate con noi per altri aggiornamenti.

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