STICCON XXVII – Giorno 4

Multilogo_2013“Il mare d’inverno è solo un film in bianco e nero visto alla TV”.

Ecco, questo ho pensato, a Bellaria. Naturalmente non era inverno, alla STICCON, ma come sapete faceva un freddo decisamente esagerato per la fine di Maggio. Eppure a volte, nei rari momenti di sole, c’era qualche villeggiante che si arrischiava a uscire in spiaggia. A loro modo era temerario e impavido quanto un ufficiale della Flotta Stellare che sfida l’ignoto. Bene, come sapete, la STICCON si è conclusa, tutti sono tornati a casa, e tutti – chi più, chi meno – sono adesso in preda alla SPS, la “Sindrome Post-STICCON” che affligge chi prova nostalgia di Bellaria. È dura tornare alla vita quotidiana per chi si è immerso per quattro giorni nella STICCON. So di gente che ha sviluppato una forte dipendenza da bomboloni alla crema e non riesce più a disintossicarsi (oppure ci riesce, ma solo per finire nel tunnel delle ciambelle). Di persone che hanno cercato di utilizzare il cacciavite sonico del Dottore per stringere le viti degli scaffali. So anche di qualcuno che ha chiamato distrattamente “Spock” il collega d’ufficio e si è messo a occhieggiare la segretaria chiedendosi come starebbe con le macchie e il costume da schiava Trill… ah, già, quello sono io.

Navarca_tra_le_belle

Navarca tra le belle

Allora, stavamo dicendo… ultima puntata di questo resoconto della Sticcon XXVII. Dove eravamo rimasti? Giusto, alla domenica. Domenica è l’ultimo giorno della convention, quando i club sbaraccano i banchetti, Massimo Romani chiude la cassa chiedendosi quanto ha guadagnato, e i partecipanti cominciano a dormire in piedi per la cronica deprivazione da sonno. Ma siamo stati ancora abbastanza svegli per partecipare alla “Invasion Bellaria”, la mattina! Faceva freddo, c’era vento e minacciava pioggia, ma, come ho detto sopra, in spiaggia si poteva vedere qualche temerario (erano Andoriani, li ho visti bene: la loro pigmentazione aveva un inequivocabile tono di blu; ah, dite che poteva essere il freddo? Non ci avevo pensato ). Potevamo noi essere da meno?  Ed ecco quindi che, sfidando il gelo pungente di un bizzarro fine Maggio, gli eroi dello STIC hanno sfilato in uniforme per le vie del centro, in mezzo agli occhi increduli dei passanti, per convergere verso il cinema Astra dove si sono svolti gli eventi della mattinata. All’interno di una capientissima cella frigorifera (cosa ridete? La sala era davvero gelida!), abbiamo assistito al ritorno di David Messina, disegnatore dei fumetti di Star Trek, e in particolare del prequel a “Into Darkness”, che lui ha voluto dedicare alla memoria dell’Ammiraglio. David è stato scoppiettante, e ha riempito il palco come un cabarettista, raccontando come “funziona” il lavoro per la casa editrice IDW (si pronuncia Aididabliù, non Idivù, mi raccomando). Dopodichè abbiamo finalmente potuto vedere quello che due mesi fa era stato proiettato in pompa magna (Nicola, si puo’ dire “pompa”?) al cinema Imax di Pioltello, ossia i famosi 38 minuti di anteprima del nuovo film. Tutti col fiato mozzo, per la spettacolarità delle scene, e tutti rimasti a chiederci: “E poi? Cosa succederà dopo?”. Lo sapremo il 12 Giugno, quando finalmente il film arriverà anche da noi, ma fino ad allora resteremo con queste domande in sospeso: Chi è il misterioso John Harrison? Perché ce l’ha tanto con la Federazione? E perché diavolo hanno dato agli ufficiali dei berretti che sanno tanto di  nazista?  Ma soprattutto: cosa fara’ Kirk con Carol Marcus nella scena in cui quest’ultima compare in reggiseno e mutandine, e in tutta la sua gloria? Io, a dire il vero, un’ideina ce l’ho (un’ideina di cosa farei io, naturalmente. Come? Cosa dici, Nicola? Ah, è la stessa che era venuta in mente anche a te?). Finita la trasferta in esterni, siamo tornati al Centro Congressi per gli ultimi eventi della convention. Nuovo incontro con David Prowse e Jeremy Bulloch, un altro con il duo “Bob & Robbie” (Picardo e McNeill), e infine la foto di gruppo, con la t-shirt “Grazie Alberto” fatta realizzare appositamente da Rodrigo Araya. Una maglietta che è andata a ruba; per me in senso letterale, visto che la mia infatti qualcuno me l’aveva ciulata. (Grazie a Patrizia Salomoni per avermi ceduto la sua!).
Alla sera, la consueta cena di gala, in compagnia degli ospiti (tradizione consolidata STIC). Purtroppo abbiamo sofferto la mancanza di due punti fissi dell’universo: lo spumante e la piadina con lo squaquerone! Ma ce la siamo cavata lo stesso, e per la prima volta c’è stato un “dopocena” ufficiale. Un’ultima opportunità per riunirci tutti assieme e ricordare Alberto Lisiero, “brindando” con bomboloni alla crema alla sua memoria, e guardando vecchi filmati realizzati con lui e da lui negli anni passati. É stata la degna conclusione di questa Sticcon, difficile ma memorabile. La serata in cui, una volta di più, ci siamo tutti stretti attorno a Gabriella. Non è stata una serata triste, anzi, ha avuto dei momenti di allegria e di grande gioia, con balli e canti (grazie a Lisa e Linda Attivissimo: con una “Next Generation” così, possiamo ben sperare per il futuro del club). In quella sala, quella sera, pulsava il cuore dello STIC, tanto che si poteva toccare con mano. Non  attori, né proiezioni, né gadget, ma una famiglia unita. Coloro che dopo tutti questi anni ancora scelgono di ignorare questo fatto (e mi riferisco anche alle polemiche del dopo-STICCON) sono in un certo senso da invidiare, perché non soffriranno mai nessun dolore, e non avranno mai neanche problemi cardiaci; non si può infatti subire danni a un muscolo che non si possiede. L’indomani, il ritorno alla vita quotidiana si è svolto come ogni anno. Ognuno è tornato al proprio posto: a casa, sulla scrivania in ufficio, sui banchi di scuola. Io sono stato accolto in redazione dalla mia segretaria, che mi ha ricordato subito le sceneggiature da concludere, e mi ha detto che mi frusta se accumulo altri ritardi. Se si mette le calze a rete e i tacchi a spillo ci sto, potrebbe essere piacevole. Non è stata una Sticcon come le altre, né lo saranno quelle future. E noi ci saremo sempre.

“Mare mare, non ti posso guardare così, perché questo vento agita anche me. Questo vento agita anche me.“

Carlo Recagno

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